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Eraclito e gli Efesi « sempre ottusi »

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Année 1983 52 pp. 221-227
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MÉLANGES - VARIA

ERACLITO E GLI EFESI «SEMPRE OTTUSI»

1 . «Talvolta nella sua opera Eraclito si esprime in modo cosi splendido e perspicuo che anche il più tardo di mente puô fácilmente intendere e sentirsi elevare l'anima» '. Ma si traita di momenti eccezionali. Il «libro» 2 che Eraclito scrisse e deposito nel tempio di Artemide ad Efeso 3 risulto presto o tardi un vero e proprio rompicapo. Teofrasto riferiva che «alcune parti erano altre contraddittorie» e secondo alcuni lo «scrisse a bella posta in uno stile piuttosto oscuro si che ad esso si accostassero soltanto i capaci e non fosse facile preda del disprezzo del volgo» (D.L. IX, 6). Questo libro che un epigramma dell "Antología Palatina IX, 540 ammonirà di non sfogliare troppo in fretta, era secondo un altro (VII, 128) riservato agli intenditori ; enigmático e impenetrabile corne è risultato, e come ancor oggi risulta, il libro eracliteo

1 D.L. IX, 7 ; la traduzione è di Marcello Gigante, Diogene Laerzio. Vite deifilosqfi, II, Roma-Bari, 1976.

2 Sul «libro», che secondo D.L. IX, 5 era ripartito in tre logoi (pe ? ? t ? ? pa ?t ? ?, p ? ? ?t ? ? ? ?, ?e ? ? ? ? ? ? ? ?) e portava, fra altri, il titolo Muse (le tre Muse più antiche), vedi Zeller, pp. 1 0- 1 1 , n. 4 e Mondolfo, p. 1 5 in E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofía dei Greci nel suo sviluppo storico. Parte I, / Presocratici, vol. IV Eraclito, a cura di R. Mondolfo, Firenze, 1961 ; una rassegna delle opinioni in A. Bernabé, Los filósofos presocráticos como autores literarios in Emérita 47, 1979, pp. 357-397, in part, pp. 380-383. L'ipotesi di G. S. Kirk, Heraclitus. The cosmic fragments, Cambridge 1 9622 (1 954), pp. 7-8, di un libro postumo, in cui gli allievi raccolsero le isolate gnomai del maestro, è contraddetta già dal complicate fr. 1 (vedi Mondolfo, p. 1 5) ; su ció vedi ora anche M. Untersteiner, Problemi di filología filosófica , a cura di L. Sichirollo e M. Venturi Ferriolo, Milano 1980, pp. 20-21.

3 La deposizione nel tempio è secondo Kirk, o.e. , pp. 7-8 un topos biográfico, forse un'eziologia dell'assenza di un esemplare completo nella biblioteca alessandrina (il tempio ando distrutto nell'incendio del 356 a.C). Secondo Zeller, p. 12, n. 4 in Zeller-Mondolfo, o.e., «non si puó decidere» sull'autenticità di questo dato ; ma se Eraclito depositó il libro nel tempio «ció awenne certamente non per renderlo accessibile solo agli iniziati [...] ma piuttosto per assicurarne la conservazione e utilizzazione». Sul tempio come luogo privilegíate per conservare un libro «como un tesoro», ma anche come «caja de resonancia cultural para los viajeros interessados», vedi Bernabé, cit., p. 362, ?. 2.

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