イタリア学会誌
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ダンテの言語観とその背景 : 附「俗語詩論」第一巻全訳
岩倉 具忠
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1980 年 29 巻 p. 1-71

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抄録

Se esaminiamo attentamente le pagine del De Vulgare Eloquentia, ci accorgiamo subito che ci sono dei capitoli dedicati alla trattazione della teoria generale del linguaggio (dal I all' VIII cap.)e dei capitoli destinati a discutere problemi piu concreti dal punto di vista storicosperimentale (dal IX al XV cap.). Mentre la teoria esposta nei primi capitoli si e basata su un' accurata mutuazione di varie fonti preesistenti, come Dante stesso ammette (I, I, I), i capitoli seguenti affrontano, nel metodo e nel contenuto, discussioni originali e innovative pur non allontanandosi dal nuovo tipo di approccio storico-sperimentale. Ma ora il nostro interesse si volge piuttosto alla teoria generale del linguaggio che, per quanto indubbiamente meno originale, presenta evidenti differenze rispetto ad altri simili trattati di retorica del suo tempo. Mosso da un suggerimento di M. Corti, che e recentemente riuscita ad identificare una parentela tra il testo del De V.E. e quello di un logista danese, si e potuto constatare, attraverso l'analisi di alcuni termini frequente-mente usati come per es. locutio ed eloquentia, e lo studio del metodo con cui Dante svolge le sue trattazioni, che, dietro una teoria "teologico-linguistica"formatasi intorno ai problemi del linguaggio, si puo identificare un sostrato teorico finora stranamente sfuggito all'attenzione degli studiosi di questa materia. Sara loro futuro compio non soltanto la ricerca specifica di ogni fonte, ma anche e soprattutto la generale e precisa comprensione dello sfondo culturale contemporaneo, come Mengaldo giustamente osserva: questo patrimonio culturale, lungi dall'essere completamente compreso, esercito un'influenza non trascurabile sulla formazione della teoria dantesca.

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