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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Milani, Luigi Adriano: I frontoni di un tempio tuscanico scoperti in Luni
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0100
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I FRONTONI DI UN TEMPIO TUSCANICO

SCOPERTI m LOI

Nel dare una prima notizia, sopra una serie di
scolture di terracotta, appartenenti ai frontoni d'un
tempio tuscanico, scoperte da oltre quarantanni
sul suolo dell'antica città di Luni, eppure, per
strana sorte, rimaste finora ignorate, vogliamo
richiamare particolarmente l'attenzione degli ar-
cheologi e dei moderni trattatisti della storia del-
l'arte antica sopra uno de'più importanti punti
dell'arte etrusca o tuscanica, sull'arte plastica mo-
numentale, la quale, considerata fin qui a mala
pena nella tradizione artistico-letteraria, ha d'uopo
finalmente d'essere veduta e studiata da vicino
eziandio negli avanzi che ne rimangono, i quali
non sono ormai nè scarsi, nè poco eloquenti per
loro medesimi.

L'arte monumentale degli Etruschi si sviluppò
fin da principio, mettendosi, come in Grecia, a
servizio della religione e dei templi, ora come arte
plastica monumentale, ed ora come arte statua-
ria. Ma, in ordine di tempo e di sviluppo, fra le

») Plin. N. H. XXXV, 45, 157.

*) Plin. N. H. XXXIV, 7 (16), 33.

3) Brunn, Chiedi. Kunstl I, 530; Detlefsen, De arte ro-
manorum antiquissima. Glùckstadt, 1867, p. 3.

*) Plin. N. H. XXXV, 45 in cfr. con Ovid. Fast. I, 201 ;
Plut. Pobl. 13 sq.; Tacito, Hist. Ili, 72; Ausonio, Ordo ndb.
urb. 12, 15; Cicerone, Rep. II, 20, 36; Liv. I, 38, 55; Dio-
nis. HI, 69. IV, 59, 61.

5) Plin. 1. c. XXIII, 16; Plut. Pobl. 13; Pest v. Rata-

Durant etiamnum plerisque in locis talia simula-
cra (fictilia). Fastigia quidem templorum etìam in urbe
crebra et municipiis, mira caelatura et arte suique
limitate sanctiora auro, certe innocentiora.

Plin. N. H. XXXVI, 46, 158.

due arti va certamente data la preminenza alla
plastica, che Pasitele chiamava appunto madre
della statuaria, della scoltura architettonica (scal-
ptura) e della celatura; e che in Italia, e massi-
mamente in Etruria, al dire di Plinio, fu elabo-
rata in ispecial modo per lunghissimo tempo.1)
Quanto fosse antico in Etruria l'uso di fare i si-
mulacri del culto in argilla e di ornare inoltre i
fastigi dei templi con opere in plastica, si rileva
abbastanza dalla tradizione relativa al celebre
Giano di Numa, -) e dalla tradizione in ispecie se-
condo cui al plasticatore Turrianus da Fregelle, o,
piuttosto, a Vulca di Veio 3) veniva commessa dai
Tarquinì la statua fittile per la cella del tempio
di Giove capitolino, *) e la quadriga da locarsi sul
culmine del fastigio principale del tempio.s) Allo
stesso Vulca di Veio si attribuiva eziandio il fa-
moso Ercole fittile del foro boario ; °) mentre con-
vien congetturare che fossero opera di qualche suo
scolaro le statue fittili del dio Summanus e del

mena; Servio, ad Aen. VII, 188, dove è nominato come
uno dei septem pignora imperii. Sul tempio di Giove ca-
pitolino veggansi particolarmente i recentissimi studi di
Jordan, Capitol, Forum, und Sacra via in Rom, Ber-
lino 1881 e Topographie der Stadt Rom im Alterthum, I,
P. 2, p. 88 sqq. Berlino 1882, e ciò ch'io osservo più sotto
p. 90, nota 1.

«) Plut. Pobl. I, 409; Plin. XXXV, 45; Marziale, XIV,
op. 178; cfr. Brunn, 1. c.

Museo italiano di antichità classica.

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