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Bullettino di archeologia cristiana — 3.1865

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Nr. 6 (Giugno 1865)
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Delle pitture scoperte nel cemetero di Domitilla
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https://doi.org/10.11588/diglit.17352#0049

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DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA

DEL CA\. GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI
ANNO III. Roma Giugno 1865. N.° 6.

Delle pitture scoperte

Le ultime parole dell' articolo precedente bastano
a dichiarare perchè dei laceri avanzi d'affreschi, la
cui scoperta ho già narrato, io voglio discorrere con
studio speciale. Essi sono senza dubbio veruno anti-
chissimi , e spetlano ai primi tempi ed ai comincia-
menti dell' arte cristiana. Per poterne ragionare con
piena cognizione di causa sarebbe necessario porre
sotto gli occhi dei lettori i disegni accurati delle volte
e delle pareti del maggiore ambulacro B, e dei nic-
chioni a, a, b, b, e degli imbocchi alle vie c, d, (?, /'.
Imperocché ivi tulio è rivestito d'intonaco, tutto deco-
rato da fascie, paesaggi, figure d'animali e d'uomini.
Mi contenterò adunque di sfiorare, come ho promesso,
i sommi capi dell'argomento; e questi saranno tre.
Dapprima esaminerò le tracce superstiti dei dipinti per
raccoglierne quali scene simboliche e bibliche, quali
figure ornamentali e di decorazione furono ritratte su
queste pareti e su queste volte dai primi artisti cri-
stiani; e in quale rapporto esse sono con il ciclo pit-
torico a noi noto del secolo terzo e del quarto. Po-
scia tratterò in ispecie della scena ritraente il convito
del pane e del pesce. In fine queste novelle scoperte
mi saranno guida a cercare le origini della pittura
cristiana, le leggi, il carattere, l'indirizzo di quell'arie
nel suo primo nascere.

La volta del descenso è coperta dalla vite deli-
neata nella pagina seguente n. 1. Le molle piaghe
fatte ad arte nell'intonaco indicano, che ivi erano ele-
ganti figurine di uccelli e di putti vendemmianti, le
quali furono distaccale; e ne rimangono per saggio,
oltre gli uccelli, una d' un putto alato, che si reca
sulla spalla la cesta, e il solo capo con le spalle ed
il braccio sinistro d' un altro putto, che appressa la
mano ad un grappolo d'uva. La vile e la vendemmia
furono un partilo di decorazione dai Cristiani assai
amato e prescelto. ÌNel secolo quarto gii esempi ne ab-
bondano; e basterà citare per la sola Roma il mausoleo
di s. Costanza, coli'arca di porfido e le volte in mo-
saico coperte da scene di vendemmia, i sarcofagi edili
per la prima volta dal Bottari (1) ; le scene laterali
di quello notissimo di Giunio Basso fatto nell'anno 359;
le colonne vitinee con putii vendemmiatori del sarco-
fago pubblicato dal Bosio p. 85; un sarcofago inedito.

(i) Bonari, Roma soM. T. I p. 124, III p. 19.

I remelero di Domitilla.

che ho trovato in una vigna dentro le mura di Roma,
certamente cristiano (poiché l'immagine di Giona lo
mostra tale), la cui fronte è occupata dalla vendem-
mia. Citerò anche le cappelle per cura del prete Ne-
poziano dipinte diversis floribus et arborum comis,
vitiumque pampinis, come narra s. Girolamo in una
lettera scritta nel 396 (1). Più antichi monumenti di
t|uesta scena probabilmente sono il sarcofago latera-
nense (2) trovalo in uno degli oratorii costruiti sopra
il cemetero di Pretestato; un arcosolio del nostro ce-
metero di Domitilla, che il Bosio divulgò come spet-
tante a quello di Callisto (3) ; un cubicolo del vero
cemetero di Callisto (4); la volta d'una scala del ce-
metero di Trasone adorna, come quella ora discoperta,
di racemi d'uva e di pampini, ma ad opera di rilievo
in istucco (5). Del secondo secolo sono le vili e la
vendemmia dipinte nella cripta di s. Gennaro; ed, a
mio avviso, anche il cubicolo scoperto dal Bosio nella
via Latina, ove nel centro della volta elegantemente
adorna di stucchi ritraenti viti cariche d'uve e putti,
che le colgono, regna l'immagine del pastor buono (6).
Or ecco che scopriamo il più antico esempio oggi
nolo di questa composizione in monumenti cristiani.
L'antichità della dipintura, di che ragiono, da tanti
argomenti comprovala risalta anche meglio dal con-
fronto con le citale sculture e pitture. La leggerezza,
la grazia, la libera imitazione della natura, che spic-
cano nel nostro dipinto (7), sono le mille miglia lungi
dalla convenzionale simmetria e dalla greve composi-
zione de'monumenti del secolo quarto e del terzo; de'
quali difetti i primi segni già appaiono nelle citale
cripte del secolo secondo. Che la vile e la vendem-
mia sieno state dai fedeli effigiate non per mero or-
namento, ma come simbolo, lo persuadono il molto
uso fatto di quella decorazione anche nei secoli dei
libero svolgimento dell'arte cristiana; l'intenzione sim-

(1) Epist. L\ ed. Vallarci T. 1 p. 338.

;2) Carnicci, Mondin, del mas. léiwanerisc tav. XL1X.

(3) Bosio, Roma sott. p. 281.

(4) V. Peter, Alti dell'accad. d'arci). T. 1 P. I p. 28.

(5) Bosio, I. c. p. 488.

(6) Bullet. 1863 p. 3; Bo-io, 1. c. p. 311.

(7) Il disegno litograGco, oltre che manca de colori, pecca d'alquanta
durezza e negligenza, che non è nell'originale.
 
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