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Jacob Lund / Alamy Stock Photo

Durante i primi mesi della pandemia di COVID-19, la chiusura delle scuole e i lockdown hanno fatto venir meno il supporto alle famiglie in molti paesi. Il risultato è stato un maggiore carico di lavoro per la cura dei figli, sostenuto più dalle donne che dagli uomini. Uno studio internazionale1 coordinato da Flaminio Squazzoni, sociologo dell'Università di Milano, ha scoperto che questo è avvenuto anche nel settore della ricerca.

Gli scienziati hanno analizzato gli articoli inviati e le attività di peer-review da gennaio 2018 a maggio 2020 per più di 2.300 riviste dell'editore olandese Elsevier, che ha condiviso il suo database sotto specifici vincoli di riservatezza. Nel complesso, quasi 5 milioni di scienziati sono stati inclusi nell'analisi come autori o revisori. Il numero assoluto di articoli inviati è aumentato tra febbraio e maggio 2020 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (soprattutto a causa di articoli legati a COVID), ma l'aumento è stato maggiore per i ricercatori che per le ricercatrici, soprattutto le più giovani.

Studi precedenti avevano ottenuto risultati simili, ma si erano concentrati sui preprint o su aree scientifiche specifiche. Invece, questo studio analizza un insieme più ampio di riviste con peer-review e copre in maniera più esaustiva un numero maggiore di aree di ricerca, specialmente quelle in cui i preprint non sono così diffusi. Inoltre, Squazzoni e collaboratori sono stati in grado di ricostruire la produttività dei singoli scienziati prima e durante la pandemia. "Il database a nostra disposizione ci ha permesso di considerare l'impatto dei lockdown sui singoli ricercatori, e poi aggregare questi impatti, invece di fare ipotesi su quale fosse la proporzione di uomini e donne tra gli autori prima della pandemia in ciascuna area scientifica", dice Squazzoni.

Ai ricercatori nel database è stato assegnato genere maschile o femminile in base al nome, utilizzando algoritmi che deducono il genere automaticamente. L'età è stata dedotta invece dal profilo nel database Scopus, e il paese di residenza è stato utilizzato per stimare la durata e la collocazione temporale del lockdown in base al Google Mobility Report. Squazzoni e i suoi collaboratori sono consapevoli che gli algoritmi per l’assegnazione del genere hanno alcuni limiti. "Non tengono conto delle identità non binarie e falliscono più spesso in alcune aree geografiche perché sono addestrati su set di dati che contengono principalmente nomi occidentali", dice. "Ma abbiamo escluso i dati in cui le previsioni dell'algoritmo non erano altamente affidabili".

I risultati mostrano che tra febbraio e maggio 2020, il numero di articoli inviati alle riviste Elsevier è aumentato del 30% rispetto alla media degli stessi mesi del 2018 e del 2019. Nelle riviste di salute e medicina, la crescita è stata ancora più marcata, pari al 63%. Tuttavia, per le donne, e in particolare per le donne più giovani che hanno maggiore probabilità di avere figli piccoli, l’aumento è stato significativamente inferiore rispetto a quello degli uomini. La differenza maggiore si osserva nelle riviste di salute e medicina , seguite da scienze fisiche e ingegneria, scienze della vita e scienze sociali ed economiche. L'unico gruppo che non ha mostrato un divario tra uomini e donne è stato quello delle scienze sociali ed economiche, nel gruppo di età più avanzata. Per quanto riguarda la peer-review, il numero totale di inviti a revisionare accettati è aumentato di circa il 29% rispetto al 2019, mentre a livello individuale i ricercatori hanno rifiutato più frequentemente nel 2020 che nel 2019. Tuttavia, non ci sono state differenze di genere significative.

"Scrivere un report come referee richiede meno energia creativa rispetto alla stesura di un manoscritto, il che potrebbe spiegare perché le donne sono riuscite a mantenere l'attività di peer-review nonostante la frammentazione del tempo di lavoro dovuta ai doveri di cura della famiglia" dice Laura Inno, astronoma e ricercatrice post-dottorato presso l'Università Parthenope di Napoli, autrice di una analisi2 sulle disuguaglianze di genere nei preprint di astronomia e astrofisica caricati sul server arXiv durante la prima ondata del contagio in Italia.

"Stiamo monitorando i dati sul periodo successivo della pandemia, ma indipendentemente da ciò che è successo dopo, il divario che vediamo in quei primi mesi potrebbe avere conseguenze a lungo termine", dice Squazzoni. Più invii significano più pubblicazioni e quindi più citazioni, spiega, che sono tra le metriche più importanti utilizzate per assegnare posizioni permanenti. “Le agenzie di finanziamento potrebbero invertire questa tendenza applicando politiche speciali per questo periodo così anomalo.”