Estratto
Leggendo l’ultimo capitolo, chiunque abbia studiato la meccanica classica avrà notato che c’è solo una leggera differenza tra la Seconda Legge della Dinamica di Aristotele e quella di Newton. Nella versione aristotelica, la forza è proporzionale alla massa e alla velocità, mentre nella versione di Newton è proporzionale alla massa e all’accelerazione. Se, usando la simbologia corrente, denotiamo la velocità con s′ (derivata prima della posizione rispetto al tempo) e l’accelerazione con s″ (derivata seconda della posizione rispetto al tempo) allora la differenza si riduce a un semplice trattino sopra la s. In realtà, la differenza è abissale. Da Aristotele a Newton si snoda una lunga catena evolutiva. Per aggiungere quel trattino sopra la s fu necessario elaborare nuovi concetti, formulare molti problemi, risolverne alcuni mentre altri restavano aperti (ma sempre andando alla ricerca di soluzioni), e compiere molti calcoli. Questo lungo processo di tentativi ed errori portò alla fine all’invenzione del calcolo differenziale. A determinare il risultato concorse un insieme complesso di interazioni tra idee filosofiche, fisiche, matematiche e anche teologiche: ne scaturirono le basi della meccanica classica, punto di partenza della scienza moderna.
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(2009). Tre Generazioni: Da Tartaglia a Galileo. In: Un Universo comprensibile. Le Stelle. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-1372-8_11
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